mercoledì 9 maggio 2012

Chi penso di essere


Sono nata in una fredda notte di Novembre in una piccola cittadina del Sud, il mio nome, beh, non ha importanza. Sul mio conto ci sono tantissime cose che potrei dire, troppe e troppo noiose da poter essere trascritte. Ma le mie emozioni, quelle, per quanto deboli ed effimere, rimarranno  impresse sui caratteri monocromatici, freddi e statici quasi a voler dar loro colore, e questo mi basta.
Sulle cose che hanno segnato in modo indelebile la mia vita, vi lascio il beneficio del dubbio. Racconterò di me, non delle cose che mi sono successe.  Racconterò degli incolmabili vuoti che invadono la mia anima, delle lacrime che rigano il mio viso e dei pensieri, violenti, irruenti, che tormentano la mia mente.
Non so se sto vivendo, sopravvivendo, sognando o illudendomi. Ciò che è certo è che farò l'eccezione di separarmi dalla maschera che quotidianamente cela la debolezza del mio animo, questo solo per scoprire che dietro di essa si nasconde soltanto un volto grigio e uniforme. Perchè quando si scrive ci si può concedere di essere deboli, flaccidi e mollicci, privi di volto. 
O almeno, questo è ciò che penso.
Cogito ergo sum.
Penso, dunque sono.
Preferirei non essere,non pensare. Preferirei smettere di recitare, ora. Ma questo è il ruolo che ho deciso,almeno in parte, d'interpretare, questa è la maschera  che tanto ho bramato, ciò che indosso, ciò di cui sono fatta. Vorrei poter uscire di scena, ma non posso. Perchè quando guardo il mondo da quella maledettissima finestra, il mio corpo prova paura, i miei muscoli non reagiscono. Perchè sono l'essere imprigionato nel suo stesso travestimento, sono tutto e sono niente.
Non passerò il resto della mia lenta,sgocciolante esistenza a morire dentro poco a poco: non sono mai stata viva. Perchè se provassimo a guardare sotto quelle squallide maschere ci renderemmo conto di esser vuoti. Perchè siamo solo putridi ammassi di carne alla ricerca di una propria identità che tuttavia non possederemo mai. Viviamo,anzi, sopravviviamo  nella convinzione di essere più di ossa e carne messi insieme, ma ci sbagliamo.  Cerchiamo conforto nella religione perchè non siamo in grado di dare un senso alla nostra esistenza, tuttavia ne abbiamo bisogno. Ci mettiamo addosso delle etichette, ci nascondiamo dietro la nostra presunta individualità perchè non possiamo sopportare di essere maledettamente identici. 
Viviamo nelle illusioni e a nostra volta ci illudiamo che non sia così.
Se state cercando di dare un volto ed un'identità alle mie parole, vi basterà guardarvi allo specchio.
Perchè c'è un pò di me dentro ognuno di voi: sono quel malsano e fugace  desiderio di morte  quando vi capita di affacciarvi alla finestra, sono la flebile, raccapricciante vocina che vi suggerisce di incidere  sui vostri polsi quando scorgete il luccichio di una lama. Sono il blasfemo pensiero che vi fa dubitare della veridicità del vostro credo, delle persone, di voi stessi, del mondo e dell'universo intero.  
Semplicemente, sono il volto nero dietro la maschera bianca.